LETTERA DI UN AMICO IN TERAPIA INTENSIVA – COVID-19

Un nuovo giorno è iniziato, un nuovo lunedì è qui;  ho perso il conto di quanti ne siano passati da quando sono isolata a casa come il resto degli italiani da un mese ad oggi. 

Ogni giorno scorre più veloce o più lento a seconda di come lo impegno.


 Alterno momenti di debolezza mentale a momenti di coraggio e determinazione. Non riesco più a prendere sonno molto presto, anzi i miei pensieri si addentrano nella notte a piccoli passi nella mia mente.  Ieri notte, insieme ai miei pensieri è sopraggiunto qualcosa di nuovo; mi ha scritto un mio amico, che non sentivo da un mesetto circa. Lui ora è in ospedale e sta affrontando il virus COVID-19 perché risultato positivo al test. Non farò il suo nome per privacy personale. 

Il mio amico ha 34 anni, è forte e di buona corporatura, positivo ed energico, ma al virus  questo poco importa. 

Fra qualche giorno sarà un mese che si trova in ospedale. Ha affrontato la terapia intensiva.

La prima settimana è stata tragica. ”

Mi racconta che non la augurerebbe a nessuno.

Il dolore al petto era paralizzante, forte emicrania. Febbre alta.

Vede, ogni giorno gente morire intorno a lui. 

Da quelle quattro mura di isolamento in ospedale continua a documentarsi sull’esterno vedendo le persone fregarsene della situazione che in maniera egoistica infrangono le regole pensando di essere i furbi della situazione.

Così non è, mi dispiace.

Queste sue parole e testimonianze personali mi portano a riflettere ancor di più sulla situazione e vi dico che ci lamentiamo perché siamo chiusi in casa da 30 giorni e non ci rendiamo conto di quanto invece siamo fortunati. Preferireste allora passarvi un mese in ospedale? Senza poter vedere nessun vostro familiare, solo i dottori che vi monitorano, vi portano pranzo e cena e i medicinali? Preferireste percepire al di fuori della vostra camera in ospedale la paura, la stanchezza e lo stress dei medici che corrono avanti ed indietro nei corridoi per supplire a chi viene ricoverato, a chi affronta la terapia intensiva e chi sta per morire ma ancora non lo sa. 

Cosa può voler dire, soprattutto per una persona giovane e piena di energie, sogni e progetti, dover trascorrere ogni giorno, di ogni settimana,  seduto o sdraiato su un letto di ospedale da solo?

Il corpo si debilita. Si diventa quasi trasparenti, non ci si riconosce. 

Si medita e si ringrazia per chi costantemente ci aiuta a guarire. Si spera di guarire. 

Ma non se ne ha certezza, si ha speranza per se stessi e per chi ci circonda. 

Si è inermi di fronte a chi per strada continua ad uscire senza rispettare le regole. Fuori il silenzio, dentro le urla. 

Non ci accorgiamo forse di avere la grande fortuna di avere una casa in cui poter affrontare l’isolamento. Ci sono milioni di persone che una casa non ce l’hanno. Ci lamentiamo di non saper cosa fare in casa mentre i medici ed i volontari in ospedale avrebbero bisogno di una giornata da 48 ore perché il tempo non è mai abbastanza.

I momenti di sconforto ci sono e continueranno in questi giorni di reclusione nelle nostre case, il fatto è che dobbiamo necessariamente accettare la situazione e renderci conto che stiamo comunque vivendo, non stiamo perdendo tempo ma stiamo cercando di guadagnarne in più da poter vivere, il prima possibile per i mesi e gli anni a venire. 

Impariamo. Che sia il momento per meditare su noi stessi, sulla persona che vorremmo essere. Abbiamo una possibilità per farlo. Non ”targhetizzatevi” in credenziali  che pensate vi definiscano, ampliate i vostri orizzonti, siate chi vogliate essere purché porti positività ed incentivi per voi è per chi vi circonda. Siamo tutti uguali e possiamo essere un’unica forma di energia insieme. 

ENGLISH VERSION 

A LETTER BY MY FRIEND FROM THE INTENSIVE THERAPY – COVID – 19

It’s a new day, it’s a new Monday.
I forgot how many days since I was forced to rest at home, maybe one month ago, like all Italians.
Every day passes slower or faster, it depends how I spend it. Sometimes with melancholy other days bravely and with determination.
At night I can’t sleep so soon… my thoughts, little by little, stalk me.
Last night it happened something new: one of my  friends contacted me, after about a month we didn’t each other.
He’s in the Hospital, cause he’s positive to Covid-19 Test. I’ll skip his name for privacy.
He’s 34, strong, a big guy, positive and energic, but so despite, he was striked by thr virus.
He’s in the hospital since about a month. He encountered intensive care. Specially his first week was extremely hard.
”Nothing to wish for anybody.”
”An hard chest pain, a strong headache with high fever. ”
Every day he sees people dying around him.
From his little and isolated room he continues to inform himself about external situation and he understands that some people don’t care of others.
So I think more and more about this terrible situation and I invite me and you all to reflect deeply about our continuous complaining for our 30 days imprisonment. Would you prefer stay 30 days in the hospital? You could never see any relatives, just doctors and nurses for care, for lunch, for dinner, for the medicines. Would you prefer to imagine, across the door doctor’s fear or exhaustion or stress following more or less acute patients or someone who don’t know is to be dying
What does it mean, mostly for a young boy, to spend his days, many weeks, staying alone on a chair or an hospital bed? While his body perishes, he loss weight until he doesn’t recognize himself.
He constantly meditate and thanks to all those help him to get better. He hopes to get better. No assurance
to get it, just hope for himself and those around him.
All of us would be powerless in comparison with people that continue to go outside, no respecting rules:
inside the silence, outsides screams.
We don’t ever think to be lucky for having an home where we can approach isolation.
Millions of people can’t do this.
While we continue to complain about our unexpected inactivity, doctors and volunteers need to have a 48 hours day, cause time never is enough.
I think that we could still have moments of dejection during this period of isolating at home. Despite it we have inevitably to accept the situation and realize that however we are living, we don’t lose our time, we try to find it more, to live better for the next months.
We are learning something new about ourseves, about who we’ll became. We have a chance to do it. Don’t you get hung up on usual definition about you, search for new frontieres, be what you ever want but assure you all your activities will be an incentive for you and your beloved.
We are all the same and together we could be a massive energy form.
                                                                             silvia caroline xx

One thought on “LETTERA DI UN AMICO IN TERAPIA INTENSIVA – COVID-19

  1. Parole che arrivano dritte al cuore e che dovrebbero arrivare anche alle coscienze di quelle persone che continuano ad ignorare il rispetto delle regole, ignorando di conseguenza anche il rispetto della vita.

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